Le preghiere scritte da me.
Supplica alla Madonnina di Civitavecchia.
O Madre mia carissima, o Vergine Maria, che ai piedi della Croce, raccogliesti tutto il Sangue purissimo del tuo adorato Figlio, esaudisci la mia preghiera.
Fa che quel sangue vermiglio sparso per tutti gli uomini non sia defluito invano sulla nuda terra.
Ravviva con esso le mie povere lacrime con le quali voglio rispondere all'amore di un Dio morto e risorto per me.
Concedimi la grazia di una sincera conversione che mi allontani per sempre dal peccato e da ogni dubbio.
Sostieni ed aumenta la mia fede, irrobustendola con la totale adesione alla volonta' del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
O Mamma mia dolcissima, asciuga le mie lacrime, allontana dalla mia famiglia, dalla mia citta', dal mio ambiente di lavoro e dal mondo intero le terribili grinfie del Maligno.
Proteggi la Chiesa del Cristo, il Papa, i Vescovi, i sacerdoti, il Popolo Santo di Dio.
Custodisci con amore tutti i nostri bambini, salvandoli sempre da mani impure e violente; proteggi i giovani ed i deboli, liberandoli dal flagello della droga e dalle sfrenatezze del sesso; assisti i nostri ammalati, assicurando loro una pronta guarigione.
Infondi sempre coraggio al nostro Vescovo e a tutta la nostra Chiesa particolare.
Veglia sempre su tutte le anime consacrate al Signore.
Mandaci sacerdoti santi e nuove vocazioni al servizio dell'altare e dei fratelli bisognosi di continua attenzione ed assistenza spirituale.
Risveglia il mondo dal suo torpore di morte che lo ha allontanato dal Figlio tuo, dalla fede nell'unico vero Dio e dal senso del peccato.
Ridona a tutti la luce, speranza, calore, e amore.
Ed infine o Maria, prima di dipartirmi da te, voglio domandarti la grazia che di più mi sta a cuore e per ottenere la quale ardentemente ti prego (breve silenzio).
Amen.
Preghiera a Santa Fermina
O S. Fermina, che nella Chiesa risplendi per la gloria della verginità e del martirio, noi t’invochiamo, nostra celeste patrona, ed eleviamo fiduciosi il nostro sguardo verso di te, poiché confidiamo nella tua potente intercessione davanti al Signore Gesù.
Tu, che hai offerto la tua giovane vita per Cristo, sii per i nostri giovani vero modello di vita cristiana e fa che le nuove generazioni si lascino sedurre dall’amore di Cristo, l’unico che può donare la vera vita e la pienezza della gioia.
Tu, che non hai mai esitato a portare la lieta notizia del Vangelo ai fratelli, con la parola e con le opere di carità, fa che la nostra Chiesa diocesana, ricordando la tua testimonianza, abbia ogni giorno la forza dello Spirito Santo per portare il Cristo ai fratelli, attraverso un rinnovato impegno di evangelizzazione.
Tu, che mediante la preghiera, hai calmato le onde del mare, aiuta i marinai ed i naviganti nel loro lavoro quotidiano e concedi che possano giungere, attraverso una vita di fedeltà al Vangelo, al porto sospirato del Paradiso.
Tu, infine, che Civitavecchia si onora d’avere come celeste patrona, proteggi la nostra Città e la nostra Diocesi dalle insidie del maligno e sii per tutti i fedeli vero faro di luce, che illumina i passi nel cammino del terzo millennio dell’era cristiana.
Amen.
Canto d'amore alla Celeste Regina
Tu conosci i miei passi lenti e stanchi
che incedono, appesantiti dall’affanno,
per le strade del mondo.
E quando, onusto di anni o di insuccessi
e di delusioni,
vacillante mi accascio ai bordi di un sentiero,
incapace di incedere ancora per la foresta della vita
mentre il bosco tenebroso mi si para davanti,
a te supplice rivolgo una prece:
Deh!, o Beata, su di me rivolgi i tuoi occhi,
luminosi e pieni dell’eterna luce,
mostrandomi col tuo dolce sorriso
la giogaia e il profluvio dell’Eterno.
Santa Maria, Vergine delle rocce,
quando i miei piedi nudi e sanguinanti
sul pietrisco giacciono
vienimi accanto e con le mani tue delicate
addolcisci l’ulcerante piaga.
Tu che conosci il dolore lancinante del Calvario,
lava i miei arti come fece il Figlio tuo quella sera
nella Cena Sacrificale, per rendermi duttile
alle battaglie della vita e sempre disponibile
ad ingoiare le amarezze dell’amico che mi tradisce
Santa Maria, Vergine del silenzio,
rompi il mio oscuro romitaggio
ed attenua l’umiliante sberla
di chi mi aveva giurato eterno amore e fedeltà.
Vedi, o Mamma, quanto bruciano i mie silenzi,
che non soltanto bloccano il mio dire,
ma quale ago appuntito di fuoco deturpano le mie labbra
rese incapaci di esprimere sia pur tenuamente gli affetti
miei più cari.
Santa Maria, Vergine della sera,
a te mi affido quando gli occhi miei,
nel cuore della notte vagano nel buio del mio romitorio,
mentre io ti imploro, o Mamma, di farmeli aguzzare
nell’oscurità luminosa del Mistero,
immergendomi in esso e lasciandomi impastare
in un abbraccio infinito con tuo Figlio.
Santa Maria, Vergine delle cime tempestose
e delle rocce nevose,
sciogli, ti prego, il ghiaccio che si addensa nell’anima mia,
quando l’ansito dell’erta mi impedisce
di valicare gli sbalzi ed il burrone che d’un tratto
mi si para davanti.
Fa’ che la luce del tuo volto dolcissimo
dia coraggio ai miei stimoli, rilanciandomi alla conquista
della vetta radiosa del Sole divino.
Santa Maria, Vergine delle lacrime,
non disdegnare il mio pianto nascosto, la mia angoscia,
la mia disperazione.
Innesta in me il fiore della Fede e della Speranza
che leniscano ed alleviano le mie pene strazianti
e rimarginano li mie lacere ferite;
concedimi di poter fissare con te
gli occhi morenti del Figlio di Dio orfano
del Padre suo sulla Croce.
Santa Maria, Madre dell’Amore,
squarcia il mio petto e conta ad uno ad uno
i battiti frequenti del mio cuore,
perché io possa godere del dono
dell’andare oltre il calore della carne e dell’effimero
per leggere nella profondità dell’Abisso,
onde scoprire in ogni cuore umano
il tocco misterioso dell’unico palpito che non muore,
che mai delude, mai tradisce, e,
pur nella solitudine,
mai riesce a lasciarmi solo.
E Tu, o dolcissima Mamma, con la potenza del tuo
Immacolato Cuore,
schianta dall’essere mio
l’orribile tentazione dell’assurdo mio girovagare,
che talvolta mi assilla
e della inutilità dei giorni miei,
e liberami dalla spinta ad assidermi sul crinale
della disperazione e dello squartamento morale
e non lasciarmi sconvolgere
dai sillogismi dell’amarezza,
del mio meschino fallimento.
O Maria, sii per me grazia, luce, conforto, amore.
Sii tutto per me perché
Tu sei la Madre di Dio e del mio Tutto,
Tu sei la Madre dell’Eterna Infinita Carità!
Si! Santa Maria, Madre del dolore,
prega sempre per me,
anche se mi vedessi deturpato dal peccato
e imbrigliato nelle grinfie del Maligno
e del Serpente antico!
Solo Tu puoi salvarmi, allora! Solo Tu,
o Regina, Madre dell’Amore!
Con le tue lacrime detergi i falli miei,
conserva nel tuo cuore i miei rimorsi
e rendili visibili, costanti e sinceri.
Santa Maria, Madre della luce,
con il tuo sorriso,
spezza le tenebre della mia tristezza
e della mia inquieta solitudine.
Riempi di speranza e di ardenza i giorni che
mi restano, immergendomi, con la tua materna carezza,
nell’abisso infinito della grazia,
perché io possa assaporare fin d’ora
l’eterno inenarrabile slancio,
che dinamico mi sospinge verso l’inafferrabile Amore!
Vergine dell’oblio,
colma gli incavi miei
del tuo Mister d’Amore.
Spezza ogni spossante indugio
e svela a noi mortali ciò che, turbata, ascondi
nel triste tuo volto e soave
di Madre sofferente.
Vèrgine del sorriso,
deh!, dall’empireo volgi
un cenno del tuo lampo d’amore
e di dolcezza intriso.
Dimmi che m’ami ancora
e schiudi i tuoi begl’occhi
scuotendo il mio torpore
dall’ansito di morte.
Vergine silente,
col guardo tuo fiammante
di lacrime d’amore:
"Sapessi quanto ti amo"
tu mi sussurri ancora,
"di gioia moriresti".
Ed io nascondo l’anima
tra le tue braccia tenere
stringimi fortemente
in un ‘estasi d’assenzio,
come quando ero bambino.
Ave, o Clemente, o Pia,
del mare inclita Stella,
di Nazareth o Bella Ragazza,
Myriam, affascinante Regina,
o tenera e dolce Maria!
Amen!
O Regina beata!
Sono i tuoi figli, di mestizia intrisi.
Sulla terra nauseante s’aggirano
In cerca di un sorriso.
O figli miei carissimi, tu ci rispondi, o mamma,
vi troverà un sito, dove poggiar potrà?
Vi troverà uno spigolo
come angolo di Paradiso?
Sì, o dolcissima donna, deh! tra i tuoi figli vieni.
Scrutali, guardali, o mamma,
son di terrore un amalgama,
degli innocenti il pianto sconvolgerti non può.
È vero, amato mio figlio: quel gemito mi ferisce;
di Rama ascolto la voce: Rachele ancora è più triste.
Non vuoi che il mio cuore si strugga?
E le lacrime il petto mi stringano?
Ingemisce la «Casa del Pane»!
La tua Betlem di nuovo ti attende.
Vuoi ancor partorire tuo Figlio?
Sara più acerbo il tuo dolor.
Mamma, è tuo Figlio che piange;
che è ancor sulla Croce, lo vedi,
lascia pure, il suo volto vermiglio,
per le lande del mondo vagar.
Mamma, non son più le mie spente pupille
che attorcigliano la tua tenera vita
il turpe azzannarsi ti schianta
di Caino la ferocia sprezzante.
Ad Abele avvicinati, o mamma,
ad Abele e allo strazio di Eva.
A dirotto ella piange; e l’affanno l’avvolge,
i miei figli dell’odio son vittima già.
Eva, non dire così, dei viventi la madre sei tu.
Sorella tua son io, sorella e mamma tua.
Credi mai che l’appello non senta?
Voglio pianger, con te, o germana.
Sì, Eva ti attende; di lei anche mamma sei tu,
che, quando il fragore irrompe
e di sangue s’inonda ogni zolla,
lenire il cuore tu puoi e la pace donare sai tu.
Ritorna con noi, o Sovrana,
i figli ti attendono, o Mamma,
da loro non stare lontana
di tutti l’angoscia ti è nota
È ancor tuo, o Mamma, quel lino
col quale avvolgesti tuo Figlio,
e le lacrime che inondano gli uomini
tergi con lesta prontezza.
O Mamma, un tuo tocco leggero,
cosa dici, possiamo sperare?
Distogliete il satanico dubbio,
o nati dall’anima mia.
Grazie, o Mamma, e perdona l’ardire,
di te solo possiamo fidarci;
soave incanto; affascinante malia,
o pietosa, o tenerissima, dolce Maria!
Salve o, Regina Madre della Speranza!
Madre di Cristo,
Madre dei tuoi fratelli
e Madre dell’Amore,
Speranza nostra, salve.
Su di noi fissa i tuoi occhi piangenti!
Siam figli tuoi: gli uomini ci sono fratelli,
e Tu ci ami come amavi tuo Figlio!
Prendi fra le tue braccia,
con vigore stringendoci al cuore,
tutti i figli degli uomini son tuoi.
Dagli infermi scoraggiati l’angoscia allontana
ed ai giovani delusi dalla vita ridona fiducia.
Dei reclusi accasciati addolcisci il tormento;
un sorriso di speranza ai solinghi ridona
ed ai tanti bambini vittime innocenti
di chi assurdamente ha smorzato la fiamma della vita,
data loro in un gesto d’amore,
per l’assurdo egoismo insano ed affamato
di sesso ripieno e di brutalità infamante,
avvicinati, o Mamma, su di essi stendendo il Tuo manto.
E Tu, giovane donna, presso Dio così potente,
prendici per mano e tiraci fuori
dal baratro profondo, entro il quale
l’antico Maligno ci ha sbattuti.
Donna di grande fede e carità ricolma,
ma che porti nell’anima la florida virtù della Speranza,
abbassa su di noi il tuo sguardo
dolce, nobile, cortese, accogliente.
Portaci tutti ai piedi di Tuo Figlio.
O Maria, infinitamente giovane e bella,
perché illimitatamente Mamma,
rivelati sempre gioiosa
perché immensamente dolorosa.
O benedetta fra tutte le donne,
fa’ che il nostro corpo impastato
dal fango di questa terra,
si svegli alla luce del Sole divino,
con una sola Tua carezza d’amore:
con un tocco leggero soffuso di Speranza!
Sorridi a tutti, o Maria!
Sorridi anche a quanti il coraggio non hanno
di tenderti la mano.
Sei Madre di Speranza
a Te non si addice il trono:
poiché il Regno di Tuo Figlio
è nel cuore d’ogni uomo,
di speme quindi inonda
il disperato accento
di chi le labbra muove,
ma balbettar non osa.
Sorridi, o Mamma,
son tanti i delusi del mondo
. Del disperato Tu penetri nell’anima,
e il palpito del suo cuore solo Tu sai rubare.
Ridona la speranza a chi ha perduto l’amore.
Riaccendi la luce
dagli inganni spenta
e di virgineo candore
rivesti ognora chi ha smarrito il pudore
e il senso del peccato.
Nel mondo che affoga
in un mar di lusinghe intriso
l’ancora tua senza indugio tendi
salvandoci, o Regina,
dall’immane catastrofe morale
che impetuosa si è abbattuta sulla terra.
Speranza nostra, aiutaci
ad uscir fuori
dal groviglio di vipere
che velenose si avventano
sugli improvvidi nati
incauti e boriosi,
d’una presunta civiltà
i figli pretestuosi.
Salve, o Regina,
O Mamma, dammi la tua mano!
Mamma, lo vedi, mi sento solo!
Spezza Tu la mia solitudine!
Il cane e il gatto, cui ho fatto ricorso,
mi accarezzano con le loro zampe,
senza darmi calore ed affetto.
Gli amori umani, verso i quali mi sono avviato
non sempre hanno soddisfatto
l’inconscio desiderio di poter leggere con chiarezza
l’interiorità della mia vita.
Dolcissima Mamma, dammi una mano,
talvolta risento il bisogno delle tue carezze,
ma soprattutto della Tua comprensione,
come quando, senza neppure farmene avvedere,
silenziosa sedevi accanto a me,
guardandomi con gli occhi Tuoi
soffusi di divina malinconia,
che mi invitava a spaziare verso il cielo azzurro
e verso il mare sconfinato e ultraterreno.
Mamma carissima, dammi la luce,
i miei occhi, lo vedi, son come due fari spenti.
Sfiorali con il collirio dell’amore,
facendo sì che io possa inabissare la mia iride
nella adorata voragine di un Cielo infinito,
dove Tuo Figlio, spalancate le sue braccia,
premuroso attende il mio ritorno al Padre.
Madre del Perpetuo Soccorso,
corri veloce e lesta
verso questo tuo indegno figlio,
che talvolta goffamente annega
in un pozzo di fanghiglia.
Lo vedi, Mamma! Sono tutto un impiastro
di terriccio e di mota.
M’ero illuso di poter navigare tra le stelle
ed invece mi sono addormentato
fra piccanti legumi che stranamente
addolcivano il mio palato.
Poi, d’improvviso, un frastuono d’inferno,
mi scuote nell’anima inorridita,
spingendomi tra le braccia
di un fetido scheletro di melma.
Ero corso, d’istinto, a lavarmi,
ma mi imbattei in una fonte di marmo;
più in là luci strane ammalianti
mi paralizzarono il volto.
Ed entrando in un lercio bordello
le psichedeliche vampe e l’ampliato rimbombo,
l’alcool, la droga, la brama del sesso,
mi diedero il senso di un accattivante magnete.
Poi stranamente mi svegliai
ed ancora una volta solo mi ritrovai
solo con mia Mamma piangente
che, pietosa, mi tendeva la mano.
Vedi, figlio, drizza su di me la tua barca.
Sono io il tuo Faro lucente,
sono io il Porto che ti salva,
sono io il tuo sicuro Rifugio.
Corri, vieni, non aver paura!
Abbandonati a me fiducioso
e una luce d’incanto riaprirà i tuoi occhi.
Non è una cintura che ti porgo,
ma forte ti stringo al mio seno,
come quando eri bambino,
e una celeste ninna nanna
sussurravo al tuo cuore,
mentre di pace l’anima tua si inebriava.
Grazie, o Mamma,
dammi ancora un bacio
e lascia che sul tuo grembo mi addormenti. Amen!
Preghiera dall’esilio
E tu mi venisti incontro,
mentre io, errante, vagavo per lande solitarie.
Cime innevate e paludi fangose
tormentavano i piedi miei piagati.
E Tu, o Santissima, ti accostasti a me.
Vieni, mi dicesti, e non aver paura.
Io sono la tua stella nella notte buia
del mondo deludente e amaro.
Timido ti porgei la mano
che tu dolcemente mi stringesti.
Guarda, figlio, le miserie di Babilonia,
dov’è la tua cetra e la tua arpa?
Riprendila in mano, spezzando le catene
che pesanti ti avvolgono.
Esule camminerai ancora nella terra,
esule, ma non più solo.
Accanto a te ci sarà una Mamma,
che pure ti darà sostegno
laddove il sentiero apparirà più ripido
quando il satanico livore
velenoso si abbatterà su di te
potente stenderà il suo manto.
Esule, o figlio di Eva.
Viandante, povero e nudo,
ma rincorato d’amoroso sguardo,
che sorridente a me rivolgerai.
Per dirmi ancora: non aver timore
ti amo tanto, anche se le tue mani
sanguinanti poggiano sui freddi sassi
del tuo cuore affranto.
Grazie, o Mamma,
grazie dell’amor tuo perenne,
che rinnovante slancio
su di me continuamente effondi
nell’affannoso mio peregrinare,
di luce mendicante
verso la Libertà. Amen!
Preghiera del pianto
E quando il cuore per l’angoscia geme?
Son qui, o figlio, accanto a te.
Anche se non t’avvedi,
son sempre io a darti l’abbrivio,
ali, alba d’ogni giorno.
Quando, angosciato dal terrore
d’una notte insonne,
tu, deluso, t’en vai
incontro al giorno rabbuiato
nel volto raggrinzato dagli affanni.
Sì, o Mamma mia dolcissima,
chinati su di me come sulla culla
di un bambino indigente di calore.
Abbracciami, o Mamma,
come quella notte col tuo Piccolo facesti,
guardami negli occhi
scorgendo sotto le mie lacrime
le lineature dello stesso Amore,
cui desti gli arti, la bocca, il cuore
e teneramente accarezzami
inebriandomi col Tuo sorriso.
Con Te, rivivrò il Natale
dell’amato Tuo Pargolo.
Ripetimelo ancora: lo sai che ti amo!
Ed io, piangendo,
a Te mi stringerò,
per dirti: grazie, o Mamma.
Ed allora gioiosa sarà l’aurora,
quando nell’alma mia
la Pace scenderà. Amen.
Preghiera della valle
Un lugubre suono di corno mi atterrisce,
mentre l’impetuosità del vento
di paura mi riempie il cuore.
Scomparso è l’aulico mormorio del ruscello
che i ciotoli movea con il sentore
dell’acqua pura che trascina al mare.
Eco di tromba che si perde a valle?
Dicea il poeta dell’effimero cantando.
No! eco di tromba che richiama all’erta
quasi grido di guerra che l’anima strazia.
No, o dolcissima Mamma,
la mano di tuo Figlio ferma.
E per l’innocente anelito
del proprio amaro cruccio
e degli affanni cocenti della vita
a te sospirando corre,
fa’ che nella valle della fede torni
la carica d’amore intrisa
e luccicar rifaccia il viso
del mortale viandante,
che un dirupo cerca
per nascondersi dall’impeto
d’una guerra insana.
Brilli ancor la tua Stella,
o Mamma, ridonando alla valle
la concordia e la pace
che, assetato, ti chiedo
e con il volto di lacrime intriso.
Per i tuoi figli prega,
o Regina della Pace,
ed il vento di guerra
dalla valle premurosa rimuovi,
stendendo su di noi
il materno tuo manto,
che al riparo ci tenga
dal rapace artiglio
del nemico infernale.
Sorridi, o Mamma,
e scendi in mezzo a noi
nella valle a riportar la luce,
con gli occhi tuoi splendenti
diradando le tenebre
che il misero mortale,
trepidante e pavido,
ma di speranza pieno,
con fede e con amore
sicuro da te si attende. Amen.
Canto a Maria!
E’ canzone d’amore che parte dal cuore
per dirti che anch’io ti amo;
prendimi per mano, o dolce balia,
cullami sul petto a modo tuo,
intonando la tua soave ninna nanna.
Tanti anni son passati d’allora,
ma tu d’un tratto gli anni miei più amari,
di tenerezza con potente guizzo,
nell’oblio nascondi e al Figlio tuo
con rinnovata veste nuziale mi presenti.
E’ il sole del manto tuo splendente
che circonfuso mi avvolge di un’aura celeste
per rendermi gradito al banchetto dell’Agnello.
Fammi sentire il modular della tua voce:
è d’avvocata il dir o di una mamma?
No! Tu canti ancor
col tremular d’un gradevole incanto.
Ed io sorrido guardando i tuoi begl’occhi,
che affascinanti sul mio visino
ancor si posano come quand’ero bambino
di carezze inondandomi.
Sì! Ti amo ancora, caro diletto figlio,
e tu non dubitar di quel che ti dico,
perché una mamma non tradisce mai.
Grazie, io ti rispondo,
grazie pertanto, o dolcissima,
e non lasciarmi mai solo
quando si attenua in me
la forza e il forte ardore
di sempre, ancora tuo figlio.
Pace implora il mondo
pace, o potente Avvocata.
Deh! o Mamma, impietosisci
il cuore di tuo Figlio;
di guerra i venti abbatti
e l’ansia tremenda espressa
dal Successor di Pietro
l’oscuro mistero scrutando
d’un mondo dilaniato
prendi tra le Tue mani.
Degli innocenti, o Madre,
l’immenso dolore deh! accogli,
placando del Padre lo sdegno
e di Lui implorando il perdono
per gli smarriti ed inquieti mortali.
Ave o Regina! Regina della Pace! Amen!
Dialogo con la Mamma
Tanto, lo so, nessun serrame
della Tua vita all’uscio Tu adopri,
per nascondere le doti ed il mistero
che Dio dall’Empireo Ti dié.
E poi, vero forse non è
ch’io son Tuo figlio?
Quale enigma tener velato potresti
agli occhi miei fruganti?
Nulla, bambino mio, Tu mi rispondi.
Sì, o Mamma, Tu sai tutto di me,
anche se poche cose io so di Te.
Non ricordi, mio fantolin, soggiungi allora,
quando di me ti innamorasti
ed Io di te?
Era un giorno lontano
che io rammento però,
e tu, ai miei piedi prostrato,
in quel di Parghelia,
più volte in dono mi chiedesti
del Figlio mio divino
il Sacerdozio.
Io ti risposi allora: ragazzo mio, cammina
sulle orme dei padri tuoi,
l’azzurro del Ciel vedrai
e il Sole che il Pane e il Vino indora
nelle tue mani per l’Eterno avrai.
Ancor ne dubiti? Non fu così?
C’ero anch’io quel giorno,
quando nel cuor di Tropea
a Dio ti abbandonasti;
i miei occhi cerulei fissando
e il Pargol mio divin,
che sul Mio petto assiso,
ridente a te volgea
il guardo suo benigno.
Ave di Grazia piena,
di «Romania» Regina,
nonché di «Portosalvo»
dagli avi miei invocata,
son Tuo per sempre, o Mamma,
convinto io Ti dicea.
Dona al mondo la pace
e del Dio nascosto e tacito
liberaci dall’ira,
sì come or ora accadde,
quando insperata sorte,
da una devastante guerra
l’umanità salvasti,
in un lampo spegnendo
l’odio ed il furor satanico.
Grazie, mia amata Signora,
e, dopo il nauseante esilio,
mostrami ancor Tuo Figlio,
nella gloriosa Triade
di cui Capolavor Tu sei. Amen
Grazie, Mamma, e guardami ancora!
Il tuo sguardo, o Mamma, mi rasserena e mi infonde tanta pace nel cuore, nella mente e in ogni angolo della mia esistenza.
Quando, o Regina, rivolgi a me i tuoi occhi, mi si allarga lo spazio vitale e la stessa visuale: per cui i tanti problemi che mi assillano rimpiccioliscono o scompaiono del tutto.
Mi rendo conto che, senza il tuo sguardo, non riuscirei a superare le tante difficoltà che spesso mi si parano davanti e le tante prove, cui il Signore mi assoggetta. Gli occhi tuoi sono splendidi come il sole e attraverso le tue pupille riesco a intravedere qualcosa di quel Dio, di cui sei Figlia e Madre: «Vergine e madre, figlia del tuo Figlio» (Dante, Paradiso, XXXIII).
Grazie, o Mamma, perché, attraverso i tuoi occhi luminosi, Tu mi permetti di scrutare il tuo cuore.
Guardami sempre, guardami a lungo, o Mamma, fino ad intenerire il mio animo che ha bisogno di tanta comprensione per avere la forza di riprendere il cammino che, per tante delusioni, avevo lasciato.
Ogni qualvolta, infatti, i tuoi occhi si abbassano su di me, quasi come una possente energia si impossessa del mio essere e mi spinge verso l’Alto, dove assisa ti vedo sul Trono stesso della Triade infinita, che in una nube stupenda di Amore ti avvolge, di Essa stessa rendendoti il Capolavoro più eccelso.
Ed allora immancabilmente mi avvedo che i tuoi begl’occhi son diventati due fulgidissime stelle.
Ed io, socchiudendo gli occhi miei, chino la fronte e tacitamente ti ripeto: «Rivolgi a noi quegli occhi tuoi misericordiosi, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria». Così ti pregavo, quando con il tuo immenso amore di assentire non esitasti. Perciò ti ripeto ancora: grazie, o Regina!
Amen.